Contatto stretto, le informazioni essenziali
Quali sono le ultime indicazioni normative in merito alla gestione di un contatto stretto sul lavoro? Facciamo insieme il punto della situazione!
Il contatto stretto
Che cosa deve intendersi per “contatto stretto” e cosa fare quando si viene a contatto con persone colpite dal coronavirus della pandemia? Sono alcune delle domande che in molti si pongono. Soprattutto quando il numero di soggetti coinvolti cresce a dismisura come in questi ultimi giorni.
Il ministero della Salute ha redatto un vademecum che, abbinato allo schema riportato di seguito. Fornisce risposte a tanti interrogativi.
Qual è la definizione di contatto stretto?
In base all’ultima circolare del ministero della salute si parla di “contatto stretto” o di esposizione ad alto rischio quando una persona:
- Vive nella stessa casa di un malato di COVID-19
- Ha avuto un contatto fisico diretto con un malato (per esempio la stretta di mano)
- Ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un malato (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati)
- C’è stato un contatto diretto (faccia a faccia) con un malato, a distanza minore di 2 metri per un tempo di almeno 15 minuti
- Si è trovata in un ambiente chiuso. Ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale. Con un malato in assenza di dispositivi di protezione individuale
- E’ a contatto con un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta a un malato senza dispositivi di protezione individuale
- Ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso COVID-19; sono contatti stretti anche i compagni di viaggio e il personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto.
Gli operatori sanitari, sulla base di valutazioni individuali del rischio. Possono ritenere che alcune persone, a prescindere dalla durata e dal setting in cui è avvenuto il contatto, abbiano avuto un’esposizione ad alto rischio.
Le persone infette quando possono trasmettere il virus?
Sulla base delle attuali conoscenze, la trasmissione del coronavirus avviene principalmente da persone sintomatiche. Tuttavia può verificarsi anche poco prima dell’insorgenza della sintomatologia. Quando sono in prossimità di altre persone per periodi di tempo prolungati.
Le persone che non manifestano sintomi possono trasmettere il virus anche se non è ancora chiaro in che misura tale eventualità si verifichi. Per aiutare a interrompere la catena di trasmissione è necessario limitare i contatti con persone COVID-19 positive. Nonché lavarsi frequentemente e accuratamente le mani, mantenere il distanziamento fisico di almeno un metro e indossare una mascherina.
Come gestire un contatto stretto di un caso di COVID-19?
Le autorità sanitarie territorialmente competenti devono applicare ai contatti stretti di un caso COVID-19 un periodo di quarantena. In questo periodo è prevista una sorveglianza attiva di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso. Oppure un periodo di quarantena con sorveglianza attiva di 10 giorni dall’ultima esposizione con però un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno.
L’infezione da nuovo coronavirus può essere contratta da un caso che non presenta sintomi (asintomatico)?
Sì, le persone infette possono trasmettere il virus sia quando presentano sintomi sia quando sono asintomatiche. Ecco perché è importante che tutte le persone positive siano identificate mediante test. Nonché isolate e, a seconda della gravità della loro malattia, ricevano cure mediche.
Anche le persone confermate ma asintomatiche devono essere isolate per limitare contatti con gli altri. Queste misure interrompono la catena di trasmissione del virus. Ecco perché è sempre importante osservare le misure di prevenzione precedentemente descritte.
Quanto dura la quarantena?
La durata della quarantena varia in base a dei parametri indicati nelle casistiche riportate sotto.
1) Il Contatto stretto asintomatico di un caso non convivente o di un caso convivente ma in grado di restare isolato può rientrare in comunità:
- Dopo un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultimo giorno di contatto con il caso.
- Quando presente l’esito negativo di un tampone effettuato al decimo giorno (del periodo di quarantena) dalla data di ultimo contatto con il caso.
2) Il Contatto stretto asintomatico di un caso convivente che non è in grado di restare isolato, può rientrare in comunità:
- Dopo un periodo di quarantena di 14 giorni calcolato dalla data in cui il caso convivente si è negativizzato. Cioè dalla data del prelievo che ha dato esito negativo.
- Quando è presente l’esito negativo di un tampone effettuato al decimo giorno del periodo di quarantena. Calcolato dalla data in cui il caso convivente si è negativizzato. Cioè dalla data del prelievo che ha dato esito negativo.
3) Il Contatto stretto sintomatico di un caso non convivente. Ovvero di un caso convivente ma in grado di restare isolato può rientrare in comunità: quando è presente l’esito negativo di un tampone effettuato al decimo giorno (del periodo di quarantena) dalla data di ultimo contatto con il caso.
4) Il Contatto stretto sintomatico di un caso convivente che non è in grado di restare isolato può rientrare in comunità: quando è presente l’esito negativo di un tampone effettuato al decimo giorno del periodo di quarantena. Calcolato dalla data in cui il caso convivente si è negativizzato (data del prelievo che ha dato esito negativo).