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Coronavirus e tutela della salute negli ambienti di lavoro

Torniamo a parlare dell’emergenza sanitaria che in questi giorni è presente in Italia. Fornite le istruzioni operative per il datore di lavoro, il medico competente e il personale Spisal. La Regione Veneto ha pubblicato un documento sul tema della tutela della salute negli ambienti di lavoro non sanitari da Coronavirus.

Il testo, pubblicato sul sito della Regione, fornisce indicazioni per:

  • Il datore di lavoro e i relativi collaboratori.
  • Il medico competente e relativi collaboratori.
  • Il personale del servizio di prevenzione igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro (Spisal).

Facciamo il punto: quali misure di prevenzione sono più efficaci?

I coronavirus (CoV) sono un’ampia famiglia di virus respiratori. Possono causare malattie da lievi a moderate. Dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale, Middle East respiratory syndrome).

Nonché la SARS (sindrome respiratoria acuta grave, Severe acute respiratory syndrome). Sono chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie.

Un nuovo Coronavirus (nCoV) è un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato nell’uomo in precedenza. In particolare quello denominato SARS-CoV-2 (precedentemente 2019-nCoV), non è mai stato identificato prima di essere segnalato a Wuhan, Cina, a dicembre 2019.

A seguito dell’emergenza sanitaria correlata all’epidemia scatenata dal nuovo coronavirus Covid-19. Di recente ribattezzato con il nome di Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2). Riteniamo sia utile fare chiarezza su un tema così delicato fornendo informazioni verificate e attendibili sull’attuale contesto emergenziale.

In particolare, utilizzando le raccomandazioni fornite dal Ministero della Salute nelle numerose circolari riportate di seguito:

Ci soffermiamo sulle misure di prevenzione da mettere in campo e sulle soluzioni da adottare nel contrasto ad eventuali casi di contagio.

Coronavirus: primi casi e recenti sviluppi

I primi casi di polmonite ad eziologia “ignota” risalgono al 31 dicembre 2019 in Cina presso la città di Wuhan. Il 9 gennaio 2020 è stato identificato il nuovo coronavirus Sars-CoV-2, come agente causale. Di recente è stata dimostrata la trasmissione del virus da persona a persona.

L’epidemia di COVID-19, dichiarata dal Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. Continua ad interessare principalmente la Cina. Sebbene siano ormai accertati casi anche in numerosi altri Paesi.

Negli ultimi giorni si è osservata un leggera flessione nella curva epidemica relativa ai casi confermati in Cina. Tuttavia, secondo uno degli scenari possibili delineati dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC). Non è escluso che il numero dei casi individuati in Europa possa aumentare rapidamente nei prossimi giorni e settimane:

  • Prima, con una trasmissione locale sostenuta.
  • Poi, qualora le misure di contenimento non risultassero sufficienti, con una crescente pressione sul sistema sanitario.

In Italia il primo caso sospetto, poi risultato positivo, a coronavirus è stato registrato per una coppia cinese lo scorso 29 gennaio. Al momento è il terzo paese al mondo per numero di casi. La situazione è caratterizzata dalla presenza di diversi focolai secondari, localizzati prevalentemente in Lombardia e  Veneto, che sono oggetto di misure di contenimento  finalizzate ad impedire la diffusione del contagio.

I collegamenti aerei con la Cina sono stati bloccati. Tutti coloro che sono stati in Cina negli ultimi 14 giorni  sono sottoposti a sorveglianza sanitaria attiva. Con permanenza domiciliare fiduciaria per chi è stato nelle aree a rischio negli ultimi 14 giorni.

Il Consiglio dei Ministri in data 31/01/2020 ha decretato lo stato di emergenza per i prossimi 6 mesi, sono poi seguite le necessarie Ordinanze di Protezione Civile.

I sintomi del coronavirus

I sintomi più comuni dell’infezione includono:

  • febbre;
  • tosse e difficoltà respiratorie;
  • mal di gola.

Nei casi più gravi tali sintomi possono degenerare in polmonite. In infezioni respiratorie o in una grave malattia respiratoria. Insufficienza renale o in malattie più gravi. Causando in casi particolari la morte.

Data la poca specificità dei sintomi dell’infezione da coronavirus è importante, al verificarsi degli stessi, informare immediatamente il proprio medico curante.

Come si trasmette

I coronavirus umani si trasmettono da una persona infetta a un’altra in modo simile ai virus dell’influenza stagionale, ovvero attraverso:

  • Contatti diretti personali: mediante goccioline di secrezioni respiratorie (tossendo e starnutendo) e di saliva; toccando o stringendo la mano, portandola alle mucose della bocca, naso e occhi;
  • Contatti indiretti con oggetti contaminati dal virus, e poi portandosi le mani (non ancora lavate) sulla bocca, sul naso o sugli occhi.

Disposizioni su COVID-19 e loro rapporto con il D.Lgs. n. 81/2008.

L’emergenza coronavirus rappresenta un problema di salute pubblica. In questa fase di continua e rapida evoluzione. La gestione delle misure di prevenzione e protezione deve seguire le disposizioni speciali appositamente emanate e i provvedimenti delle Autorità Sanitarie competenti.  

I Decreti e le Ordinanze che vengono emanati da Governo/Regioni sono Atti generali contenenti disposizioni speciali in ragione dell’emergenza sanitaria.

Come tali prevalgono sugli ordinari obblighi di tutela della salute sul lavoro previsti dal D.Lgs 81/08 e da altre leggi.

In relazione a quanto sopra, previe verifiche effettuate, lo specifico obbligo di aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi di cui all’art. 28 del decreto 81/08 suddetto in relazione al COVID19, è subvalente rispetto alle citate normative speciali emanate in via d’urgenza a tutela dell’incolumità pubblica e della salute della collettività.

I datori di lavoro e i lavoratori. In relazione al contenimento degli effetti del coronavirus. Devono rispettare, nelle aree non soggette a disposizioni specifiche, le norme cogenti predisposte dalle Autorità. Oltre a rafforzare le ordinarie indicazioni igieniche comunemente in atto.

La collaborazione. La responsabilità e diligenza di tutti i soggetti aziendali sono fattori essenziali in questa fase momentanea di criticità per le imprese. Tutto ciò potrà assicurare attenzione e prudenza accanto alla necessaria operatività aziendale.

La diffusione interna delle sole informazioni e comunicazioni messe a disposizione dalle Autorità Sanitarie. E non altre di fonti incerte. Esaminate e adattate alle varie e diverse esigenze aziendali. Può rappresentare un utile strumento di prevenzione e condivisione con i lavoratori.

Lo stato attuale

Come di consueto cerchiamo di essere costantemente informati per fornire sempre maggiori informazioni utili. Ciò con particolare riguardo agli aspetti legati a questa emergenza analizzata dal punto di vista della sicurezza sul lavoro.

Rispetto a ieri si continuano a registrare ulteriori nuovi contagi. Cosa fare se si è soggiornato di recente nei Comuni della “zona rossa” in Italia?

Chiunque abbia fatto ingresso in Italia. A partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione del DPCM de 1° marzo. Dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico. Come identificate dall’Organizzazione mondiale della sanità, o sia transitato o abbia sostato nei comuni della zona rossa”.

Deve comunicare tale circostanza al proprio medico di medicina generale, al pediatra di libera scelta. Ovvero ai servizi di sanità pubblica competenti. I quali procedono di conseguenza, secondo il protocollo previsto in modo dettagliato dal DPCM 1° marzo 2020.

Mercoledì sera il presidente del Consiglio. Giuseppe Conte. Ha firmato un decreto del governo con le misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del coronavirus (SARS-CoV-2).

Il decreto rimarrà in vigore fino al 3 aprile. Provvederemo a fornivi ulteriori dettagli in merito con i successivi articoli. Di seguito puoi scaricare le indicazioni per la tutela della salute negli ambienti di lavoro non sanitario della Regione Veneto.