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Motosega, impariamo a conoscerla meglio

La motosega è una di quelle attrezzature più usate nel settore dei lavori forestali e boschivi. Analizziamo meglio in dettaglio questa attrezzatura con l’obiettivo di garantire la sicurezza degli operatori.

La motosega è sicuramente una attrezzatura molto utile ma, al tempo stesso, molto pericolosa. Sul mercato vi sono alcuni modelli di motosega elettrica.

Nonché motosega a batteria o, in versione più classica, con motore a scoppio. In questo caso la motosega è alimentata da un motore a due tempi alimentato a miscela.

La situazione italiana

Nel settore forestale del nostro paese. In particolar modo in quello delle tecnologie forestali, si trovano molti spazi vuoti. Questo in particolare nella pratica.

Cosa che non ha eguali negli altri Paesi Comunitari. In questi sono presenti nelle scuole di istruzione secondaria corsi che educano i giovani alle pratiche corrette della selvicoltura sostenibile.

In Italia queste scuole mancano come mancano i corsi che le Regioni dovrebbero aprire per creare posti di lavoro ed una corretta sostenibilità ambientale. Questo fattore frena l’introduzione e la diffusione di attrezzature e metodologie di lavoro moderne. Fa sì che siano impiegati in bosco mezzi obsoleti. Usati spesso in modo irrazionale, provocando impatti fortemente negativi.

La motosega viene utilizzata per molti tipi di lavori diversi. Si va dalla motosega da potatura fino a quella che può essere utilizzata per abbattimento e sramatura.

Tuttavia in oltre quaranta anni di lavoro di ricerca, non solo nei boschi italiani. Si osservano tutt’ora operai che non conoscono le tecniche di lavoro più idonee. Ovvero non sono in grado di effettuare una corretta manutenzione delle macchine. Tutto ciò comporta più fatica, maggiori rischi di infortuni, minore produttività e maggiori costi.

La motosega

Le prime seghe a motore impiegate per l’abbattimento delle piante risalgono, in Europa, agli anni ’40. In Italia solo dopo il 1960 i lavori di abbattimento nelle fustaie venivano fatti tutti o quasi con l’uso della motosega.

Dal 1965 questa viene impiegata correntemente anche nei lavori boschivi. L’uso coretto della motosega e di una sua buona manutenzione facilita il lavoro consentendo un maggiore rendimento. Nonché minori incidenti gravi e quindi maggiorio guadagni.

Non è nostro compito dire quale sia la marca migliore, cosa che risulta peraltro molto difficile vista la vasta gamma di motoseghe in commercio. Ciò in quanto l’evoluzione tecnologica ha portato ad un equilibrio di valori fra le marche più diffuse. L’unico suggerimento è quello di acquistare una motosega da un rivenditore affidabile in funzione della quantità di legna da lavorare. Ovvero comunque da chi offre le migliori garanzie di assistenza tecnica.

Alcuni suggerimenti

Non è consigliato l’acquisto di modelli troppo pesanti. Questi a fine giornata infatti potrebbero affaticare troppo l’operatore.

In genere modelli di media potenza. Cioè da 2 – 4 kW, con cilindrata da 40 a 65 cm3 e barre di guida fino a 46 cm. Sono sufficienti per tutte le normali operazioni nei boschi italiani.

Quando si acquista una motosega, è opportuno fare attenzione, tra l’altro ad una cosa. Cioè che la motosega deve essere munita di tutti i dispositivi di sicurezza previsti dalle normative vigenti. Il venditore inoltre deve fornire anche il libretto di istruzioni, la chiave a “T” per la candela e cacciavite.

Nonché la lima piatta e il tondino. Ancora, l’ingrassatore, se la barra ha il rocchetto in punta e questo deve essere ingrassato. Infine la piastrina con le indicazioni dell’angolo di affilatura della catena ed altezza del dentino.

Di fondo la motosega è formata da un gruppo motore con accessori. Due impugnature ed un organo di taglio.

Anche se l’operatore forestale non deve sostituirsi al meccanico specializzato. Si ritiene opportuno che abbia un minimo di conoscenze della macchina per un primo pronto intervento sul posto di lavoro ed effettuare una razionale manutenzione.

La frizione

Le motoseghe a scoppio e non solo sono munite di una frizione centrifuga che permette di trasmettere il moto dal motore al rocchetto. Questi trasmettono il movimento e fanno girare la catena tagliente sulla barra.

Azionando l’acceleratore si aumenta il numero di giri del motore. La forza centrifuga che si viene a creare spinge i due, tre o quattro ceppi che formano la frizione verso la periferia. Così da farli aderire alla campana nella cui parte esterna si trova il “rocchetto a stella” o anulare. Il quale trascina la catena tagliente.

A seconda del passo della catena che viene montata variano il numero dei denti del rocchetto. Questo è rigidamente collegato con la campana della frizione. Di recente alcune case produttrici hanno iniziato a presentare il rocchetto anulare collegato alla campana della frizione solo meccanicamente.

Questo è un componente soggetto a usura. Quindi deve essere verificato e sostituito frequentemente, almeno ogni due cambi di catena.

I vantaggi del rocchetto anulare, rispetto a quello a stella, sono di creare un piano di scorrimento delle maglie sempre in asse con la scanalatura della barra. Sollecitando così in maniera minore la catena verso la stessa scanalatura e rendendola, al tempo stesso, più silenziosa.

Organo per la messa in moto

La messa in moto del motore a scoppio della motosega avviene tramite una corda in nylon da tirare manualmente. Questa è arrotolata sulla sede di un tamburo e si riavvolge su di esso grazie ad una molla di richiamo.

Questa operazione di solito è fatta con una sola mano. L’impugnatura della corda può essere dotata di un tampone in gomma allo scopo di ammortizzare eventuali contraccolpi durante lo strappo per la messa in moto.

La marmitta della motosega

I gas di scarico escono attraverso un tubo di scappamento munito di marmitta che serve ad attutire i rumori e trattenere i particolati. E’ buona norma che il tubo di scarico sia rivolto verso il basso. In modo che i gas non investano l’operatore.

Non va mai manomessa e deve essere sostituita quando il rumore diventa più forte del normale. In questi ultimi anni le case costruttrici montano marmitte catalitiche. Queste assorbono in maggior misura le sostanze inquinanti rispetto ai dispositivi tradizionali.

Carter copri rocchetto

Il rocchetto, ed il freno catena, sono protetti da un carter tenuto da una o due viti. Queste sono da rimuovere tutte le volte che si effettua la manutenzione della macchina. Le si può anche solo allentare se bisogna tirare la catena facendo avanzare la barra.

Arpioni

Nella parte anteriore al corpo motore a sinistra della barra si trovano gli arpioni. Questi servono a mantenere più stabile la motosega nella sezionatura di piante di medio e grosso diametro. Su questi al tempo stesso vengono scaricate una parte delle vibrazioni.

Serbatoio della motosega

La miscela e il lubrificante per la catena tagliente sono contenuti in due serbatoi. La loro capacità è tale che, se una motosega funziona correttamente, ad ogni pieno di carburante corrisponde anche un pieno di lubrificante.

Quando si lavora a pieni giri, a prescindere dalla potenza, il lubrificante ed il carburante i consumano in 45 – 50 minuti.

Se l’olio che serve alla lubrificazione della catena, non viene consumato del tutto. Bisogna regolare il suo afflusso nella scanalatura della barra.

Si agisce, dopo aver ripulito bene dalla segatura e dalla polvere la parte con un pennello, sulla vite di regolazione dell’olio. Questa si trova di solito vicino alla pompa del tipo a pistoncino. Ovvero con vite senza fine. Viene comandata dall’albero a gomito del motore.

Il flusso dell’olio alla catena va regolato anche in base alla sua viscosità e alla temperatura esterna. E’ opportuno, per non dover interrompere il lavoro forzatamente, che il serbatoio della miscela sia totalmente o in parte trasparente per vederne il livello.

Nel rispetto dell’ambiente devono essere usati lubrificanti biodegradabili. Nonché miscele fatte di benzina e oli specifici per comporre la miscela dei motori a due tempi.

Dispositivi anti frustata

Per evitare inoltre, in caso di rottura della catena, che il colpo di frusta vada a colpire la mano che regge l’impugnatura posteriore. Le motoseghe presentano un allargamento inferiore dell’impugnatura. Nonché nella parte in prossimità dell’arpione una piastrina metallica detta perno fermo catena.

Per il momento ci fermiamo qui. Concludiamo come sempre invitandovi a registrarvi alla nostra newsletter sicurezza per rimanere sempre aggiornati sulle varie attività e novità.