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Sanificazione e Coronavirus: cos’è e come funziona

In cosa consiste la sanificazione dei locali? E’ davvero così importante? Bisogna usare un prodotto specifico? Quali servizi di sanificazione sono necessari? La sanificazione in ambiente di lavoro deve essere fatta da una ditta specializzata oppure può essere anche gestita internamente? Cerchiamo di capirne di più…

Per ridurre il rischio di contagiarsi col nuovo coronavirus SARS-CoV-2 sono ritenute molto importanti il distanziamento sociale. Il cosiddetto droplet. Nonché le pratiche di igiene personale, come il frequente e certosino lavaggio delle mani con acqua e sapone (per almeno 20 secondi). Ovvero con una soluzione disinfettante a base alcolica.

Ma nella lotta alla COVID-19, l’infezione scatenata dal coronavirus, è entrata in gioco anche la sanificazione degli ambienti. Si tratta di un processo di accurata disinfezione che punta a eliminare l’eventuale presenza del patogeno sulle superfici. Questo sia all’interno dei locali che all’aperto.

Cos’è la sanificazione

La sanificazione è il passo successivo (secondo o terzo in base alle definizioni). Dopo la pulizia di un ambiente, che attraverso azioni meccaniche e prodotti detergenti prevede la rimozione dello sporco visibile ed evidente.

A seguito del risciacquo dopo la pulizia si passa alla disinfezione vera e propria. Questa è basata sul rilascio di prodotti chimici. Ma anche acqua bollente, vapori, radiazioni etc etc. Ciò al fine di ridurre la presenza di eventuali agenti patogeni come batteri. Nonché spore fungine e virus presenti sulle superfici.

Non si tratta di sterilizzare un qualcosa. Come invece si rende necessario fare in determinati ambienti. Ad esempio nelle sale operatorie di un ospedale, in studi medici o nell’industria alimentare. Ciò poiché una certa carica virale/batterica/fungina o comunque microrganismi patogeni continueranno a persistere sulle superfici.

La sanificazione periodica dei locali è spesso considerata sinonimo di disinfezione. In alcuni casi però si tratta di uno step successivo. Durante questa fase si adottano ulteriori misure. Ciò al fine di rendere un ambiente ancora più sicuro per la presenza umana.

Si va ad esempio a intervenire su livelli di ventilazione. Si adottano anche procedure per tenere lontani parassiti e via discorrendo.

Nel caso della sanificazione coronavirus ci si riferisce al concetto più generale di disinfezione, in particolar modo quando questa procedura si effettua all’aperto.

I locali chiusi

Le immagini di uomini bardati da tute protettive e mezzi che spruzzano sostanze per le strade di Wuhan. Città della provincia dello Hubei da cui è partita la pandemia. Sono diventate una dei simboli nella battaglia al coronavirus.

Ben presto questa pratica si è diffusa anche in numerosi altri Paesi investiti dall’infezione, Italia compresa.

Per eseguire questo tipo di sanificazione. Come specificato in un editoriale della prestigiosa rivista scientifica Science. Le squadre di pulizia utilizzano principalmente una soluzione diluita di ipoclorito di sodio o candeggina per uso domestico.

L’obiettivo di questo aerosol spruzzato in aria e sulle superfici è quello di depositarsi e uccidere i patogeni presenti, compreso il coronavirus. L’azione disinfettante punta a distruggere il guscio esterno lipidico del virus.

Se la sanificazione e disinfezione di ospedali, pronto soccorso, uffici e altri luoghi di lavoro al chiuso risulta molto importante. Quando parliamo di quella di ambienti all’aperto non tutti gli esperti sono concordi.

In base a quanto dichiarato dallo scienziato Juan Leon dell’Università Emory di Atlanta (Stati Uniti) , infatti, “la luce UV sembra distruggere i coronavirus”.

Dunque l’esposizione al SARS-CoV-2 con le superfici esterne sarebbe molto limitata. “Nessuno va a leccare alberi e marciapiedi”, ha specificato il professor Leon.

Gli ha fatto eco la dottoressa Julia Silva Sobolik che lavora nello stesso laboratorio, affermando che spruzzare candeggina nell’ambiente potrebbe non essere una buonissima idea.

“La candeggina è altamente irritante per le mucose”, ha dichiarato l’esperta. Inoltre sono molti i dubbi sul danno ambientale che determinate sostanze possono arrecare.

Informazioni generali sulla sanificazione

A ricordare che non ci sono specifiche indicazioni igienico – sanitarie sulla sanificazione degli ambienti all’aperto. Come ad esempio piazze e strade. Vi è anche una nota di ATS. In questa nota viene indicato che, al momento, organismi statali, ministero della salute incluso, Regione Lombardia e altri enti non hanno dato indicazioni in tal senso.

L’esposizione ambientale al coronavirus sarebbe limitata anche dalla sopravvivenza del patogeno sulle superfici. Infatti in base a un recente studio americano pubblicato su Medrxiv – non ancora sottoposto a revisione paritaria – sarebbe al massimo di 3 giorni.

In precedenza uno studio tedesco aveva determinato che i coronavirus possono sopravvivere sulle superfici fino a 9 giorni in specifiche condizioni di temperatura e umidità. Ma il SARS-CoV-2 non era contemplato nell’indagine.

Conclusioni

Per ora concludiamo l’approfondimento. Vi invitiamo come sempre a registrarvi alla nostra newsletter sicurezza per rimanere sempre aggiornati sulle varie attività e novità.