dpi anticaduta

DPI anticaduta, tutto quello che c’è da sapere

Quando parliamo di DPI anticaduta tocchiamo un tasto molto delicato. Infatti, a differenza di altri DPI, è vietato sbagliare in questo settore. Le conseguenze infatti, capite bene, possono essere pesantissime. Vediamo insieme a cosa stare attenti.

In tutti quei casi in cui i lavori in quota non possono essere eseguiti in condizioni di sicurezza adeguate. Devono essere scelte attrezzature di lavoro idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicure. Tali attrezzature possono essere i dispositivi di protezione collettiva o quelli di protezione individuale.

La valutazione dei DPI anticaduta nel caso deve quindi passare per una valutazione preliminare dei rischi residui. Terrà inoltre conto della durata del lavoro da svolgere. Nonché della probabilità del rischio di caduta. Ancora, della tipologia di attività e delle condizioni lavorative.

Una cosa che è bene chiarire da subito è il fatto che non esistono dispositivi di protezione capaci di proteggere da tutti i rischi lavorativi. Men che meno si può pensare che questi non causino impedimenti o ostacoli all’attività lavorativa stessa.

Se infatti non fosse cosi non ci sarebbe certo bisogno di obbligare i datori di lavoro ad adottarli e i lavoratori ad utilizzarli. Sebbene la scelta dei DPI anticaduta per i lavori in quota venga fatta anche rispettando le condizioni di comodità operativa. Altro aspetto importante à non confondere la breve durata dell’attività svolta in quota con un conseguente immaginario rischio limitato di caduta.

Gli effetti della caduta dall’alto

La caduta di un oggetto da una certa altezza è regolata da leggi fisiche ben note e legate alla presenza dell’attrazione gravitazionale terrestre.

Sorvolando sugli aspetti fisici. Possiamo dire che una massa di 100 Kg che cade da un metro di altezza raggiunge il suolo in un tempo di 0,45 secondi con una velocità di 15,9 km/h sviluppando un’energia pari a 0,98 kj. E così via per tutte le possibili alteze che vogliamo considerare.

Passando però dal ragionamento sul corpo non animato a quello sulla persona. Bisogna evidenziare la differenza tra il salto, che è volontario e di solito con impatto debole. Questo perchè il nostro corpo si prepara ad ammortizzarne gli effetti e la caduta.

Questa infatti è un atto involontario e per cui spesso non c’è tempo per prepararsi. Anche da un’altezza per cui non avremmo problemi a saltare la caduta può provocare seri danni.

Nella caduta di una persona bisogna considerare infatti la forza di arresto. Cioè la forza esercitata su una persona dalla presenza di un meccanismo di arresto.

L’importanza nella scelta dei DPI anticaduta

L’azione frenante di una caduta può essere rapida. Quindi si ha un arresto breve e brusco. Oppure progressiva. Quindi con un arresto ammortizzato e un tempo di frenatura più lungo.

Per una data velocità di caduta, il tempo tra l’inizio dell’azione frenante e l’arresto total del movimento dati dai DPI anticaduta determina il valore della decelerazione.

Se immaginiamo la caduta da una altezza di 4 metri in uno spazio di arresto di 0,5 metri, tenuto conto che l’energia che ha un corpo che cade da una quota di 4 metri è pari a 3,92 kJ, avremo che la forza di arresto sarà pari a:

F = energia sviluppata nella caduta / spazio di arresto = 3,92 kj / 0,5 m = 7,84 kN

Dunque questo valore corrisponde al momento dell’arresto dalla caduta a una forza esercitata sul corpo del lavoratori di circa 784 kg.

Le indicazioni normative

Tutte le norme si basano su studi e dati ormai consolidati. Questi affermano che la forza massima assorbibile dal corpo umano è di 6 kN.

Infatti già a partire da una forza di 4kN si possono generare postumi cervicali. Invece con un valore superiore a 10-12 kN si possono provocare seri danni alla persona. Compresa la morte.

I DPI anticaduta ben indossati riducono gli effetti delle decelerazioni nell’arresto. Se l’imbracatura distribuisce correttamente la forza di arresto le vertebre presentano una migliore resistenza. Ciò perché la massa muscolare e i tessuti del corpo forniscono un supporto idoneo ad azioni agenti per brevi periodi di tempo.

Se invece l’imbraco non è correttamente indossato il corpo forma un elevato angolo con la verticale e il rischio di flessione della colonna vertebrale è maggiore. Le norme prevedono che i DPI anticaduta utilizzati dal lavoratore comportino un angolo di sospensione massimo di 50° tra l’asse longitudinale del piano dorsale e la verticale.

Un angolo più grande potrebbe infatti causale il “colpo di frusta” alla colonna vertebrale.

Le modalità di caduta ed i DPI anticaduta

Le cadute non sono tutte uguali. Infatti abbiamo visto che l’estensione e la durata della caduta possono causare più o meno danni. Il D.Lgs 81/08 non fa distinzioni tra le diverse modalità di caduta. In letteratura però possiamo distinguere 4 tipologie di caduta che si identificano in base alle seguenti specifiche:

  • Libera. Si tratta di una caduta in cui la distanza di caduta. Prima che il sistema di arresto inizi ad assorbire il carico è superiore a 600 mm;
  • Libera limitata. E’ una caduta in cui la distanza di caduta libera. Prima che il sistema di arresto inizi ad entrare in funzione. E’ uguale o inferiore a 600 mm;
  • Contenuta. In questo caso la persona che sta cadendo è trattenuta dall’azione combinata di un’idonea posizione dell’ancoraggio, lunghezza del cordino e dispositivo di trattenuta. In tale condizione, la massima distanza entro cui si arresta la caduta non può essere superiore a 600 mm;
  • Totalmente prevenuta. E’ la situazione in cui si realizza la condizione di prevenzione totale di rischio di caduta dall’alto. Ciò si ottiene tramite un sistema di trattenuta che impedisce al lavoratore di raggiungere la zona in cui c’è il rischio di caduta dall’alto.
DPI anticaduta

In ordine alla severità della caduta è possibile stabilire un ordine di priorità nella scelta delle tipologie di caduta da adottare.

I DPI anticaduta

Chiaramente per quanto riguarda i DPI anticaduta è da considerarsi DPI non solo la parte dell’attrezzatura destinata ad essere indossata dal lavoratore. Bensì l’intero sistema di arresto della caduta. completo di ogni complemento e accessorio raccordabile al punto di ancoraggio.

Un sistema anticaduta è composto da cinque elementi:

  • Dispositivo di ancoraggio;
  • Connettore;
  • Dispositivo di collegamento fornito di assorbitore di energia;
  • Un ulteriore connettore se del caso;
  • Imbracatura anticaduta.

Il punto di ancoraggio non fa parte del DPI anticaduta. Che risulta composto da connettori, elemento di collegamento con assorbitore e imbraco. Tuttavia tale dispositivo costituisce parte integrante del sistema anticaduta.

I dispositivi di protezione individuale da usare dove è presente il rischio di cadute dall’ alto si suddividono poi in funzione della loro tipologia di azione.

Possiamo ad esempio avere la necessità di avere le mani libere. In tal caso faremo ricorso ad un sistema di posizionamento sul lavoro. Questo tipo di sistemi di protezione offre un’ottima sicurezza. Nonché una grande versatilità e comodità per l’operatore.

Se invece avessimo necessità di muoverci lungo ampie superfici potremo dover utilizzare una linea di ancoraggio rigida o flessibile. In assenza di linee vita e/o nella impossibilità di montarne una temporanea si potrebbe pensare ad un dispositivo anticaduta di tipo guidato.

Conclusioni

Abbiamo finora dunque visto quanto sia importante scegliere il giusto di sistema di protezione dalle cadute dall’altro nei luoghi di lavoro. Nonché quanto sia ampio e specifico questo settore.

Come tutte le cose non c’è da spaventarsi. C’è però da rendersi conto del fatto che non stiamo parlando di un argomento banale. Nonché che potenzialmente c’è in ballo la vita delle persone. Pertanto occorre affidarsi a tecnici competenti e seri che siano in grado di supportare nella scelta del giusto sistema di protezione.