metodo OCRA

Metodo OCRA, proseguiamo l’analisi della check list

Avevamo già affrontato il discorso del metodo check list OCRA quando abbiamo parlato della relativa check list per cui vi invitiamo a leggere il relativo articolo se non lo avete già fatto. Ora portiamo avanti il discorso partendo dalla considerazione della frequenza di azione.

La frequenza di azione nel metodo OCRA

Chiaramente la miglior via per caratterizzare la frequenza è quella di contare il numero di azioni tecniche che vengono svolte al minuto. Una azione tecnica di fatto è una azione che comporta una attività muscolo – tendinea degli arti superiori. Non va identificata col singolo movimento articolare del polso, della mano, gomito o spalla. Bensì, con il complesso di movimenti , di uno o più segmenti articolari che consentono il compimento di una operazione lavorativa semplice.

Per studiare il rischio frequenza si individuano perciò le azioni tecniche eseguite nell’unità di tempo. Nella check list OCRA per la valutazione dei punteggi di frequenza vengono presentati due blocchi. Il primo per le azioni “dinamiche”, il secondo per le azioni “statiche”.

Nel primo blocco sono offerti vari scenari ciascuno contrassegnato da un valore numerico crescente da zero a dieci. Ogni voce descrive l’entità dei gesti lavorativi delle braccia nel tempo (lenti, abbastanza rapidi, rapidi o rapidissimi).

Sono anche indicate delle frequenze di “azioni al minuto” di riferimento che aiutano ad individuare lo scenario più rappresentativo del compito che si sta analizzando.

Per stimare la frequenza di azione nell’ambito del metodo OCRA “semplificato” che è rappresentato dalla check list. Il tutto in rapporto all’arto dominante è dunque consigliabile fare uso di un cronometro conteggiando la durata del tempo di ciclo. Nonché le azioni tecniche in un ciclo. Pe calcolare la frequenza di azioni al minuto dunque si userà la seguente formula:

nr. azioni x 60 / tempo di ciclo

Una volta individuato lo scenario con la frequenza di azione corrispondente si dovrà controllare se il lavoratore ha la possibilità o meno di fare brevi interruzioni. Cioè se il ritmo di lavoro è costante o meno.

Alcuni esempi

Considerando anche questa seconda caratteristica si dovrà scegliere lo scenario corrispondente ricorrendo, se necessario, a numeri intermedi. Ad esempio, se la frequenza fosse 50 azioni al minuto ma fosse presente la possibilità di fare brevi interruzioni, si sceglierà il valore 5. Oppure, se la frequenza di azioni fosse 30 azioni al minuto e il ritmo costante, senza possibilità di brevi interruzioni, si sceglierà il valore intermedio 2.

Laddove vi fosse una bassa frequenza di azione, ma queste ultime fossero nel ciclo tendenzialmente “statiche”. Cioè la durata di ogni azione è di almeno 5 secondi continuativi, cosa che in genere avviene per il mantenimento in pressione di un oggetto.

In questo caso particolare del metodo check list OCRA si dovrà procedere a classificare tale situazione con gli appositi scenari e punteggi forniti nel secondo blocco. Quello cioè relativo alle azioni statiche. In caso invece di presenza contemporanea sia di azioni tecniche statiche che dinamiche, bisognerà confrontare i punteggi ottenuti dai due blocchi e scegliere come punteggio di riferimento il più elevato.

Il valore numerico trovato andrà trascritto nell’apposito quadrato relativo alla frequenza.

Alcuni casi particolari

In caso di lavoro con cicli molto lunghi, in cui gli stessi gesti lavorativi si ripetono assai simili a se stessi è sufficiente analizzare 2 o 3 minuti campione, contando le azioni tecniche in ciascuno dei minuti e considerando come rappresentativa la frequenza al minuto media.

Quando il compito lavorativo è organizzato a “isola produttiva” è necessario identificare precedentemente le fasi o sottofasi che lo compongono. A questo punto si procederà nell’analisi come se il ciclo fosse composto da più sottofasi. Va prevista quindi la compilazione di una checklist per ogni sottofase precedentemente individuata.

L’uso della forza nel metodo check list OCRA

Veniamo ora alla stima di un altro parametro fondamentale per la valutazione del rischio da movimenti ripetitivi al fine di prevenire patologie muscolo scheletriche. Stiamo parlando della forza necessaria per svolgere il compito.

Per la stima di questo parametro si suggerisce di ricorrere a interviste ai lavoratori. I risultati derivanti dall’applicazione di parametri di intervista, risultano per lo più altamente attendibili. Ciò sempre a patto che traggano origine da un adeguato numero di lavoratori addetti alla specifica lavorazione. Questo permette di ridurre molto la soggettività del risultato.

Lo schema proposto per lo studio della forza comprende tre blocchi del tutto simili come contenuto descrittivo dei momenti operativi che comportano sviluppo di forza. Ma diversi tra di loro per il livello di forza necessario.

Essi infatti comprendono la descrizione di alcune delle più comuni attività lavorative che prevedono rispettivamente l’uso di forza “intensa quasi massimale”. Nonché l’uso di forza “forte” e l’uso di forza “moderata”.

Alcuni chiarimenti

Le attività da descrivere rispetto all’uso dei tre differenti gradi di forza sono: tirare o spingere leva, schiacciare pulsanti, chiudere o aprire. Nonché premere o maneggiare componenti o usare attrezzi. E’ possibile aggiungere altre voci a rappresentare altre azioni individuate in cui sia necessario l’uso di forza.

E’ necessario ricordare che secondo il metodo check list OCRA valori di forza “forte” o valori superiori mantenuti per oltre il 10% del tempo non possono essere ritenuti accettabili. Per tale motivo generano punteggi elevatissimi.

In presenza di forza “lieve” ma significativa per durata è possibile utilizzare punteggi inferiori a partire da 0,5. E’ sempre possibile fare ricorso a punteggi intermedi meglio rappresentativi per intensità e durata dei livelli di forza. Non è invece possibile usare valori superiori.

Essendo plausibile osservare eventi di presenza di forza in più blocchi, il punteggio totale rappresentativo della forza si ricava sommando i punteggi in essi indicati.

Le posture incongrue

Un fattore sicuramente aggravante i compiti ripetitivi è quello delle posture incongrue. A riguardo è bene ricordare che vanno descritte e quantizzate temporalmente solo le posture incongrue e i movimenti. Laddove si definisce incongrua una postura quando l’articolazione opera in area superiore al 50% della sua massima escursione angolare.

La valutazione del rischio posturale prevede tre principali momenti operativi. Anzitutto la descrizione delle posture e/o dei movimenti incongrui separatamente per le articolazioni scapolo-omerale. Nonché del gomito, del polso e della mano. Dunque considerando il tipo di presa ed i movimenti delle dita rispettivamente a destra e sinistra.

In secondo luogo poi occorre valutare se l’articolazione sta operando in area ad alto impegno. In tal caso bisogna procedere alla temporizzazione del fenomeno all’interno del ciclo. Indicandone cioè la durata nel tempo di ciclo o di un periodo di osservazione.

E’ bene chiarire che i punteggi per l’articolazione della spalla previsti nel metodo check list OCRA sono particolarmente severi in quanto sono stati creati per evidenziare la presenza di un angolo del braccio rispetto alla spalla in flessione o in abduzione superiori a 80°. Cioè con le braccia quasi all’altezza delle spalle. Ovvero estensioni estreme, cioè indicativamente oltre i 40°.

Chiaramente se si volesse segnalare la presenza di escursioni inferiori ma ancora significative è possibile usare punteggi intermedi rispetto a quelli indicati.

La stereotipia con il metodo check list OCRA

Infine vi è da valutare la presenza o meno di stereotipia di movimenti o mantenimenti e cioè di gesti lavorativi dello stesso tipo. Questi sono individuabili attraverso l’osservazione di azioni tecniche o gruppi di azioni tecniche uguali a se stesse che si ripetono per più del 50% del tempo di ciclo. Ovvero per quasi tutto il ciclo.

Ancora, occorre valutare la presenza di posizioni statiche mantenute uguali a se stesse per più del 50% del tempo di ciclo o pressoché tutto il ciclo. Ad esempio il mantenimento in presa prolungata di coltelli ecc. Infine sarà da valutare l’esistenza di cicli di durata brevissima, inferiore ai 15 secondi o addirittura inferiori agli 8 secondi. Ovviamente caratterizzati dalla presenza di azioni degli arti superiori.

E’ utile ricordare che vi può essere presenza di stereotipia anche in assenza di posture incongrue. Ad esempio azioni tecniche identiche, ripetute per buona parte del tempo, anche se eseguite in grip, generano infatti punteggi di stereotipia.

Inoltre, quando il tempo di ciclo è compreso tra gli 8 e i 15 secondi o è inferiore agli 8 secondi la stereotipia va considerata comunque presente. Le domande descrittive della postura, in ogni articolazione sono molto semplici. Per le braccia si descrive per quanto tempo sono mantenute circa ad altezza spalle o in altre posture estreme.

Per il polso se si devono assumere posizioni pressoché estreme. Invece per il gomito se si devono fare movimenti bruschi o dare colpi o comunque movimenti estremi in flesso-estensione o in prono-supinazione. Infine, per la mano, se il tipo di presa è in pinch, in presa palmare o in presa a uncino.

Le precisazioni

Per quanto riguarda l’articolazione scapolo-omerale, recenti studi indicano che va rimarcata la presenza di rischio già quando il braccio è mantenuto circa ad altezza spalle per più del 10% del tempo.

Per le prese in grip ottimali non sono previsti punteggi. Quando però la presa in grip non è ottimale. Ad esempio quando nell’usare un coltello o un avvitatore l’indice viene teso in avanti per orientare meglio la direzione della punta o per schiacciare un pulsante.

Anche in questo caso può essere previsto un punteggio intermedio a quelli indicati. Appare infine opportuno ricordare che la presenza di azioni in grip, uguali a se stesse, per 2/3 o più del tempo, anche se non generano punteggi di rischio, danno luogo a punteggi di stereotipia.

Conclusioni

Avendo fatto il punto su questi ulteriori importanti fattori quali la frequenza di azioni, l’uso di forza e le posture incongrue. Per il momento ci fermiamo qui ed andremo più avanti ad approfondire gli ulteriori fattori complementari da tenere presente per questo importante tipo di valutazione.