misure di protezione

Misure di protezione, perché sono importanti?

Abbiamo già parlato delle misure di protezione con riferimento all’art. 15 del D.Lgs 81/08 vediamone in dettaglio alcuni aspetti importanti.

Quando si parla di misure di prevenzione e protezione la mente scatta veloce ai dispositivi di protezione individuale. Perché? semplice, sono una delle misure di sicurezza più diffuse.

Il sistema di prevenzione previsto dal D.Lgs 81/08 chiede infatti anzitutto al datore di lavoro di portare avanti la valutazione dei rischi presenti negli ambienti di lavoro. Questo è il primo fondamentale e necessario passaggio. Senza il quale non si può valutare la necessità ed, in seguito, stabilire quali misure adottare. Ciò al fine di garantire la salute e la sicurezza sul lavoro di tutti i presenti.

Le valutazioni fatte devono essere specifiche per il luogo di lavoro e per il tipo di lavorazione svolta. Questo vuol dire che ogni valutazione del rischio è una storia a sé. Non è assolutamente possibile immaginare DVR in copia per due realtà diverse benché appartenenti allo stesso settore produttivo.

A valle di questa valutazione può essere necessario adottare misure per garantire la tutela dei rischi per la salute dei lavoratori piuttosto che per la loro sicurezza.

In quest’ultimo caso possono essere richieste varie misure di sicurezza quali ad esempio la rivisitazione della organizzazione del lavoro oppure misure di prevenzione. Ancora misure di protezione collettiva o individuale. Nel primo caso, invece, si dovrà provvedere alla nomina di un medico competente il quale avrà il compito di portare avanti la sorveglianza sanitaria dei lavoratori oltre a dare indicazioni per la gestione del primo soccorso in azienda.

L’importanza delle misure di protezione

Spesso non siamo in grado di garantire che in ogni circostanza possibile un certo evento avverso non si verifichi mai. In tal caso tornano molto utili questo tipo di misure. Il loro scopo è lavorare sulla potenzialità dannosa dell’evento in questione cercando di ridurne gli effetti il più possibile.

Tipicamente parliamo di misure di sicurezza che “in tempo di pace” non sono di alcuna utilità. Ad esempio, pensando alla sicurezza antincendio potremo pensare ad un estintore. Questo, in condizioni operative normali (tempo di pace) non serve a nulla. Al massimo qualche “genio” può pensare, sbagliando, di usarlo come fermaporta.

Tuttavia però è di estrema importanza in caso si verifichi un principio di incendio. Infatti intervenendo tempestivamente è possibile risolvere la situazione ed evitare conseguenze che possono essere anche molto gravi.

Dunque quand’è utile una misura di protezione? Possiamo dire che è utile nel momento in cui si concretizza la situazione pericolosa che è stata tenuta in considerazione durante la valutazione dei rischi.

Le diverse misure di protezione

Chiarito dunque quando questo tipo di misure tornano utili un’altra distinzione importante sul tema è data da misure di protezione attive e passive.

Possiamo dire che le misure attive sono misure che per poter entrare in funzione necessitano di un intervento dall’esterno. Sia esso da parte dell’uomo o di una sorgente di alimentazione o altro. Invece le misure passive sono soluzioni che, a differenza di quelle attive, non necessitano di alcun intervento dall’esterno.

Facciamo subito un esempio per meglio chiarire il concetto. L’estintore indicato in precedenza è una misura di protezione attiva. E’ attiva perché fintantoché non arriva qualcuno, toglie la sicura e preme la leva quello resta solo un bel soprammobile. Nemmeno tanto bello per la verità.

Invece una porta tagliafuoco così come una barriera acustica sono misure di protezione passive. Questo perché, se tutto funziona come si deve, nel momento del bisogno la porta tagliafuoco sarà chiusa e svolgerà al meglio il suo compito. Analogamente le barriere acustiche risulteranno regolarmente montate ed impediranno quindi che il lavoratore sia esposto ad un livello di rumore eccessivo.

Quali misure sono le migliori?

Chiaramente a questo punto la domanda sorge spontanea. Quale tipo di misure di protezione è quella migliore? Meglio puntare su protezione attiva o passiva?

Ancora una volta la risposta è nel buon senso. Non esiste “La misura migliore”. Esiste invece “La misura migliore per la specifica situazione”. Bisogna infatti tener conto di una moltitudine di fattori.

Proprio per questo motivo sul mercato e nelle aziende si trovano molti tipi di misure. L’importante è che queste misure siano da un lato adeguate al rischio da cui devono proteggere. Dall’altro non devono introdurre dei rischi aggiuntivi a loro volta.

In quest’ultimo caso infatti questi andrebbero valutati e gestiti nell’ottica di cercare di ridurli al minimo. Proprio come tutti gli altri fattori di rischio.

Altre valutazioni

Suggeriamo inoltre anche una cosa fondamentale. Prima di procedere con l’adozione di misure di protezione sarebbe opportuno chiedersi se a monte non sia possibile evitare che una certa situazione dannosa possa concretizzarsi.

Cioè è sempre bene seguire e valutare prima la strada della prevenzione e poi, dopo aver valutato questo aspetto, quella della protezione. Infatti è sempre meglio se possibile evitare un danno piuttosto che doverne gestire gli effetti andando a ridurli per quanto possibile.

Vedendo un sasso lungo un sentiero pensiamo infatti che nessuno preferisca lanciarsi di testa seppur con un casco di protezione piuttosto che, potendo, semplicemente evitarlo e passarci di fianco per proseguire nel cammino o no?

A quest’ultima domanda i datori di lavoro poco avveduti e lungimiranti potrebbero rispondere che tutto dipende dalla lunghezza della deviazione. Perché ovviamente se per evitare il sasso bisogna fare un percorso che prevede un’ora di cammino a piedi quella sarà un’ora tolta alla produzione e quindi al fatturato. In sintesi al dio denaro. Di conseguenza, ben venga la prima strada anche perché, in fondo, la testa a rischio non è mica la propria?

Sicuramente può essere legittimo ragionare in questo modo. Si tratta infondo di quello che, in maniera sbagliata, viene definito come “rischio di impresa”. Volendo però anche ammettere e tollerare questo rischio bisogna almeno essere coscienti della strada che si sta percorrendo.

Poi ovviamente tra gli estremi “A” e “B” ci sono sempre le vie di mezzo, per cui ci saranno anche almeno la soluzione “C” e “D”. Curioso di sapere quali? chiamaci e mettici alla prova, siamo sicuri di riuscire a stupirti!

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