salute in azienda

Salute in azienda e smart working a tutto campo

In tema di salute in azienda la Cassazione dice sì allo smart working anche per tutelare la sfera emotiva. Infatti se la prestazione è compatibile con il lavoro agile il diniego è ingiustificato.

Non è giustificato il comportamento del datore di lavoro che nega l’accesso allo smart working al proprio dipendente. Il quale, svolgendo una attività lavorativa compatibile con il lavoro agile. Esterna più volte al proprio superiore gerarchico di essere stato oggetto di mobbing da alcuni colleghi appartenenti all’ufficio.

La giurisprudenza in tema di salute in azienda

In questi casi si estende il dovere per il datore di lavoro di tutelare la salute fisica al dovere di tutelare la sfera psicofisica del lavoratore dipendente. Ricomprendendo nel concetto generale di salute in azienda la tutela dell’aspetto cognitivo emozionale.

Con la sentenza n. 27913 emessa dalla Suprema corte il 4 dicembre 2020 i giudici di legittimità hanno sancito che la modalità di lavoro agile rientra fra i poteri organizzativi riconosciuti al datore di lavoro.

Tali poteri sono anche finalizzati a preservare i propri dipendenti da eventuali lesioni di quell’integrità nell’ambiente lavorativo che attengono non solo alla mansione svolta. Bensì anche alla sfera personale ed emotiva del lavoro. Dal momento che l’ambiente di lavoro non è solo un luogo in cui svolgere l’attività lavorativa. Ma anche il luogo in cui coltivare relazioni umane.

Proprio in tema di salute in azienda il datore di lavoro aveva impedito alla propria dipendente di accedere al lavoro agile nonostante la mansione lavorativa lo permettesse. Nel caso di specie, la lavoratrice con mansione di addetta contabile, aveva lamentato a più riprese. Attraverso i canali appositamente creati in azienda, al proprio datore di lavoro, di subire pressioni e azioni scorrette da parte del superiore gerarchico. Di ciò aveva anche fornito prove dettagliate.

Nel corso dei gradi di giudizio emergeva poi che la lavoratrice non solo avesse denunciato i fatti sgradevoli. Bensì che avesse anche chiesto l’accesso al lavoro agile. Tenuto conto del fatto che per garantire la salute in azienda la stessa aveva predisposto la possibilità di tale forma di lavoro per fronteggiare l’emergenza sanitaria in corso.

Lo smart working e la salute in azienda

L’adozione dello smart working in azienda può essere considerata una buona pratica per favorire stili di vita salutari e ridurre i fattori di rischio sul luogo di lavoro. Cioè per garantire al meglio le risorse umane possono essere utilizzati strumenti di promozione della salute in azienda quali, appunto, lo smart working.

La sentenza

In base alla sentenza il diritto alla salute e il diritto all’iniziativa economica, entrambi beni costituzionalmente garantiti, sono beni e diritti di uguale e imprescindibile importanza. Questi trovano entrambi espressione nella possibilità per il datore di lavoro di adottare nel proprio contesto produttivo e lavorativo un concetto di lavoro flessibile. Di tale concetto il lavoro agile è la massima espressione.

Sulla base di queste considerazioni la Cassazione ha ritenuto necessario dare rilievo e centralità al lavoro agileanche quale misura per preservare lo stato di salute e sicurezza sul lavoro.

Lo si è quindi inquadrato non solo come modalità lavorativa alternativa alla normale prestazione lavorativa. Bensì come una modalità di lavoro subordinato che ben si presta, ogni volta che la mansione in concreto esplicata lo consenta, a tutelare la salute dei propri dipendenti nei suoi duplici aspetti. Quello morale e quello emotivo.