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Smart working: lavoro e coronavirus, le regole base

Il ricorso allo smart working si fa sempre più intenso. È un’Italia spaventata ai limiti del panico da Coronavirus quella che in queste ore si mette in auto, sui mezzi pubblici e va al lavoro.

Mentre scriviamo si è ormai registrata in tutte le regioni la presenza accertata della diffusione del virus Covid-19 con oltre 5.000 casi. Le prossime due settimane saranno fondamentali per l’andamento della attuale emergenza sanitaria.

L’epicentro è nel cuore economico del nostro Paese, tra Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. Le misure messe in atto dal Governo con apposito decreto legge sono importanti, compresa la quarantena per i soggetti di rientro dalla Cina o che sono stati in contatto con persone provenienti dai focolai riconosciuti di Codogno e Vò Euganeo.

Con il decreto del 4 marzo 2020, le disposizioni per contenere la diffusione dell’epidemia si estendono a tutto il territorio italiano.

Smart working ai tempi del Coronavirus

E poi c’è il tema dello smart working, la possibilità di lavorare da casa. Lo smart working, previsto dalla legge n.81/2017. Oggi Milano sarà un po’ più vuota, perché realtà come Unicredit, A2a, Ibm, Eni, Saipem, Pirelli, Salini Impregilo, PwC, Luxottica hanno chiesto a chi abita nel lodigiano di attuare questa forma di lavoro.

E ci sono anche tante aziende e multinazionali che hanno dato disposizione ai propri dipendenti di utilizzare i mezzi pubblici in orari meno carichi di pendolari. Il rischio di fermare l’economia, il lavoro, è palpabile.

Ma il telelavoro è senza dubbio una strada utile da percorrere in questo momento di estrema difficoltà. Lo stabilisce il dcpm del dl 23 febbraio 2020 n. 6 (misure urgenti sul coronavirus), pubblicato in GU. La modalità di lavoro agile è già applicabile in via automatica, da subito, senza necessità di adempimenti aggiuntivi e anche in assenza di accordi individuali previsti dalla legge.

Il dpcm 25 febbraio 2020, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 25 febbraio 2020 ha esteso in via provvisoria fino al 15 marzo 2020 lo smart working fino al 15 marzo nelle regioni dell’Emilia Romagna, Friuli  Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria, e per i lavoratori che vi risiedono o siano domiciliati che lavorano fuori  da queste regioni. Gli obblighi e l’informativa sono disponibili sul sito Inail.

Ci sarà anche l’utilizzo dello strumento della malattia o dei riposi per quelle persone che non potranno recarsi al lavoro in questi giorni. Restano allo studio del governo anche le possibilità di ricorrere alla cassa integrazione vista la straordinarietà delle vicende che stiamo vivendo.

Uffici pubblici, smart woring e Coronavirus

Un discorso diverso invece vale per la pubblica amministrazione: “Non ci sono emergenze tali da farci pensare a chiusure di servizi pubblici“, ha spiegato in queste ore il prefetto di Milano, Renato Saccone – Molte imprese e uffici pubblici potranno fare ricorso allo smart working per ridurre gli spostamenti sul territorio – ha aggiunto Saccone invitando a rispettare le norme di “igiene personale e a fare ricorso al 112” in caso di necessità.

Il ministro della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone ricordando su Facebook le misure adottate con il decreto varato sabato sera 22 febbraio 2020 ha anche detto che “in cantiere abbiamo anche possibili provvedimenti di carattere organizzativo in favore del pubblico impiego, per esempio in merito a un ulteriore impulso per forme di lavoro agile”.

Le regole base contro il contagio

La situazione è precipitata nel giro di 48 ore. Ma anche se è cambiata, valgono sempre le stesse regole, il decalogo del Ministero della Salute.

  1. Lavati spesso le mani
  2. Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
  3. Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani
  4. Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci
  5. Non prendere farmaci antivirali né antibiotici a meno che siano prescritti dal medico
  6. Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol
  7. Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate
  8. I prodotti MADE IN CHINA e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi
  9. Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus
  10. Contatta il numero verde 1500 per maggiori informazioni

Coronavirus, vademecum per i lavoratori a contatto col pubblico

Un’informativa per fare chiarezza sul Coronavirus e sulle cautele da mettere in atto da parte dei dipendenti a contatto con il pubblico. A diffonderla è il Ministero della Salute, con una circolare che sta facendo il giro delle aziende e delle strutture di servizio. A rafforzare la circolare, interviene il decreto del 4 marzo 2020, con disposizioni che riguardano tutta l’Italia e coinvolgono tutti gli aspetti lavorativi e sociali.

Il Coronavirus e lo smart working in Italia

Le misure cautelative devono sempre tener conto della situazione di rischio del momento: nel caso specifico dell’Italia fra queste vi è lo smart working, provvedimento adottato da diverse aziende, per contenere il più possibile la circolazione del virus.

Questo significa che per tutti coloro che lavorano a contatto con il pubblico, fatta esclusione per degli operatori sanitari, si ritiene molto importante adottare le comuni misure preventive della diffusione delle malattie trasmesse per via respiratoria.

Le misure cautelative da adottare non solo in caso di smart working

Questi gli accorgimenti suggeriti:

  • lavarsi frequentemente le mani;
  • porre attenzione all’igiene delle superfici;
  • evitare i contratti stretti e protratti con persone con sintomi simil influenzali;
  • adottare ogni ulteriore misura di prevenzione dettata dal datore di lavoro.

I sintomi del Coronavirus

Quali sono i sintomi del Coronavirus? Il Ministero ribadisce che quelli più comuni sono febbre, tosse secca, mal di gola e difficoltà respiratorie. Le informazioni attualmente disponibili suggeriscono che il virus possa causare sia una forma lieve, simil-influenzale, che una forma più grave di malattia.

La via di trasmissione più frequentemente riportata è quella a seguito di contatti stretti e prolungati da persona a persona.

Come comportarsi con un caso sospetto di Coronavirus

Se, nel corso dell’attività lavorativa, si dovesse venire a contatto con un soggetto che risponde alla definizione di caso sospetto (in base alla circolare del 27/01/2020), si deve provvedere a contattare i servizi sanitari.

Nell’attesa, viene suggerito di:

  • evitare contatti ravvicinati con la persona malata;
  • se disponibile, fornirla di una maschera di tipo chirurgico;
  • lavarsi accuratamente le mani. Prestare particolare attenzione alle superfici corporee che sono venute eventualmente in contatto con i fluidi (secrezioni respiratorie, urine, feci) del malato;
  • far eliminare in sacchetto impermeabile, direttamente dal paziente, i fazzoletti di carta utilizzati. Il sacchetto sarà smaltito in uno con i materiali infetti prodottisi durante le attività sanitarie del personale di soccorso.