check list ocra

Check list OCRA, uno strumento che funziona

Analizziamo il metodo suggerito dalla check list OCRA. Affrontiamo in questo articolo il rischio da patologie muscolo scheletriche legate a movimenti ripetitivi degli arti superiori. Vediamo insieme di cosa si tratta.

In tema di salute e sicurezza sul lavoro sicuramente uno dei fattori di rischio emergente negli ultimi anni nei luoghi di lavoro è legato alle posture incongrue. In particolare il rischio da sovraccarico dell’apparato muscolo scheletrico è in forte crescita. Analogamente anche i problemi legati ai compiti ripetitivi da arti superiori sopravanza con sempre maggiore importanza.

Per tenere a bada questi fattori di rischio è possibile seguire le linee guida indicate dalle norme UNI 11228 indicate negli allegati del D.Lgs 81/08 pubblicato anche in gazzetta ufficiale. Si tratta di una serie di norme tecniche in cui si propongono delle metodologie per procedere con la valutazione dei rischi legati alla movimentazione manuale dei carichi.

Sebbene attualmente il Covid 19 occupa giustamente ancora grande spazio, anche in tema di sicurezza sul lavoro. E’ comunque bene non dimenticare tutti gli altri fattori di rischio che possono essere altrettanto pericolosi. Andiamo in particolare a trattare il rischio da movimenti ripetitivi degli arti superiori e la check list OCRA.

La movimentazione manuale dei carichi (MMC)

Quando parliamo di MMC il D.Lgs 81 indica tre possibili tipologie di rischio. Le attività di sollevamento e trasporto con tutto quanto connesso. Ancora, le attività di traino e spinta di carichi. Infine i movimenti ripetitivi svolti con gli arti superiori per portare avanti le varie attività.

La norma in tema di sicurezza richiede al datore di lavoro una serie di requisiti stringenti. Anzitutto sarà necessario valutare questo fattore di rischio in azienda (anche usando la check list OCRA). Una volta che questo è stato valutato. Laddove si fosse riscontrato un livello non giustificabile di rischio si dovranno adottare diverse misure di prevenzione e protezione per cercare di ridurre al minimo il rischio.

Alcune di queste misure possono essere l’informazione e la formazione dei lavoratori. Ancora, l’adozione di attrezzature che possano agevolare le attività di MMC.

Sarà anche possibile rivedere la natura del lavoro in termini organizzativi. Ad esempio per ridurre i tempi di esposizione dei lavoratori. Ovvero per introdurre un periodo di recupero interno al ciclo di lavoro.

Proprio riguardo quest’ultimo fattore di rischio la norma tecnica suggerisce l’adozione del cosiddetto metodo OCRA. Il sistema OCRA offre diversi strumenti via via più dettagliati. Si va dall’indice OCRA fino alla mini checklist OCRA. In questo articolo andremo ad occuparci della check list OCRA.

La check list OCRA

Tipicamente viene portata avanti grazie all’uso di fogli di calcolo. Offre il vantaggio di essere uno strumento semplificato per andare a stimare l’indice OCRA. Tenuto proprio conto del fatto che si tratta di un metodo semplificato, la check list OCRA, tenderà a sovrastimare il rischio. Ciò proprio per tenere in debito conto le “semplificazioni” svolte nell’analisi.

La check list OCRA si compone di cinque parti dedicate allo studio dei quattro principali fattori di rischio. Questi sono la carenza dei periodi di recupero, la frequenza, la forza ed infine le posture incongrue.

Oltre a questi si prendono in considerazione anche altri fattori complementari. Ad esempio le vibrazioni, le temperature fredde, i contraccolpi, ecc.

Lo schema di analisi proposto dalla check list OCRA prevede l’individuazione di valori numerici preassegnati. Crescenti in funzione della crescita del rischio. Per ciascuno dei quattro principali fattori di rischio e per i fattori complementari.

La somma dei valori parziali ottenuti produce una entità numerica che consente la stima del livello di esposizione attraverso una relazione con i valori dell’indice OCRA in fasce differenziate. Avremo così una fascia verde, una gialla, una rossa ed, infine, una viola.

La compilazione della check list OCRA può essere effettuata anche osservando il lavoratore direttamente nella postazione analizzata. Tuttavia, come per l’indice OCRA, risulta comunque più facile eseguire l’analisi su filmati.

Questo metodo permette non solo di identificare con sufficiente precisione il livello di rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori. Non solo, consente anche di raccogliere importanti informazioni per la gestione del rischio e del danno. Passiamo di seguito a vedere la voce della check list OCRA relativa alla descrizione del compito.

Elementi descrittivi del compito

In prima istanza la check list OCRA va usata per descrivere una postazione di lavoro. Ciò aiuta a stimare il livello di esposizione intrinseco del compito svolto. come se la postazione fosse l’unica utilizzata per l’intero turno da un solo lavoratore.

La procedura consentirà di conoscere quali posti di lavoro, all’interno dell’azienda, risultano, per le proprie caratteristiche strutturali a rischio. Questa tecnica di analisi è la base per la costruzione della specifica mappa di rischio delle lavorazioni rispetto al rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori.

La check list OCRA fornisce perciò una stima dell’esposizione intrinseca di ciascuna postazione e non gli indici di esposizione di ciascun lavoratore. Valutazione che andrà poi completata in seguito.

Per meglio identificare il compito ripetitivo è opportuno indicare in questa sezione se la lavorazione è caratterizzata da cicli. Oppure se il lavoro è da considerare ripetitivo. Anche se a ciclo lungo. In quanto caratterizzato da stesse azioni tecniche che si ripetono uguali a sé stesse per più della metà del tempo della lavorazione in analisi.

Cosa tenere presente…

Sarà opportuno valutare diversi aspetti. Tra questi in particolare: quanti posti di lavoro identici rispetto a quello descritto sono presenti. Si andrà a considerare anche il numero di posti molto simili tra loro, seppur non identici, sono presenti. In questo modo si potranno assimilare questi a quello analizzato.

Nelle aziende di grandi dimensioni è infatti utile, per ottenere maggiori informazioni in tempi brevi, procedere nell’analisi anche per similitudini. Ancora, si valuterà per quanti turni sia utilizzato il posto di lavoro. Si provvederà poi a valutare quanti lavoratori in totale e di quale sesso operano sul posto di lavoro analizzato.

Infine si andrà a stimare la percentuale di tempo reale di utilizzo del posto di lavoro in un turno di lavoro. Può infatti succedere che una postazione sia utilizzata solo parzialmente in un turno.

Prima di affrontare l’analisi dei diversi fattori di rischio è molto importante, per una più puntuale valutazione del rischio, stimare il tempo netto di lavoro ripetitivo. Lo schema proposto nella prima parte della check list OCRA aiuta il compilatore nel calcolo di questo dato che si ottiene sottraendo al tempo “lordo” di turno o di “presenza pagata”, le pause. Nonché la durata della pausa mensa purché inclusa nel tempo di turno ed i tempi dedicati a lavori non ripetitivi.

Quali aspetti considerare?

In alcune situazioni lavorative non è prevista una distribuzione programmata delle pause. In questo caso è importante analizzare il comportamento medio dei lavoratori nell’uso delle pause fisiologiche o di altre pause aggiuntive.

Anche usando la check list OCRA è infatti importante. Al fine di completare la stima del tempo netto di lavoro ripetitivo. Nonché della distribuzione oraria dei tempi di recupero. Considerare anche diversi aspetti.

Ad esempio il vero inizio dell’orario di lavoro alla postazione considerata. Ci potrà essere infatti un certo tempo necessario per avviare la macchina o una perdita di tempo per raggiungere la postazione.

Ancora, il numero e la durata media reale delle pause fisiologiche. Ovvero di altre pause aggiuntive legate al comportamento medio dei lavoratori.

Infine, l’orario reale di abbandono del posto di lavoro per raggiungere la mensa. Ovvero gli spogliatoi a fine turno. Va ricordato che l’incremento soggettivo dei tempi dedicati alla pausa mensa. Nonché l’anticipo dell’orario della fine del turno andranno a ridurre il tempo netto di lavoro ripetitivo.

Tuttavia non possono essere considerati come pause aggiuntive per il conteggio del punteggio relativo al fattore di rischio “carenza dei tempi di recupero”.

Ottenuto in questo modo il tempo netto di lavoro ripetitivo s potrà procedere alla stima del tempo netto di ciclo (in sec.) considerando il numero di pezzi che il lavoratore deve completare nel turno usando la seguente relazione:

(Tempo netto lavoro ripetitivo in min. x 60) / n. pezzi o n. di cicli

Come procedere con questo parametro della check list OCRA

A questo punto si confronterà il tempo di ciclo netto calcolato in questo modo ed il ciclo osservato. Quest’ultimo misurandolo sul posto di lavoro o dal filmato con cronometro. Se simili, si potrà procedere con le successive valutazioni richieste dalla check list OCRA.

L’esistenza di una grossa differenza (oltre il 5%) fra questi due tempi di ciclo deve portare a considerare ex novo i reali contenuti del turno in termini di durata delle pause. Nonché lavori non ripetitivi, numero di pezzi o cicli, ecc. Fino a ricostruire correttamente il comportamento del lavoratore nel turno.

Il fattore “periodi di recupero” nella check list OCRA

Questo parametro presente nella Scheda 1 è definibile come il periodo in cui è presente una sostanziale inattività fisica degli arti superiori. Altrimenti coinvolti nello svolgimento di precedenti azioni lavorative.

Chiaramente, periodi di recupero possono essere considerati: le pause di lavoro. Ovvero i periodi di svolgimento di compiti di lavoro che comportano il sostanziale riposo dei gruppi muscolari impegnati in compiti precedenti. Infine, presenza di periodi, all’interno del ciclo, che comportano il completo riposo dei gruppi muscolari altrimenti impegnati.

Ne discende dunque che l’analisi dei periodi di recupero deve in primo luogo verificare se essi siano presenti già all’interno del ciclo, per poi esaminare, più macroscopicamente, la loro presenza, durata e frequenza nell’intero turno di lavoro.

Conclusioni

In questo articolo abbiamo dunque inquadrato lo strumento per la mappatura del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori grazie alla check list OCRA.

In generale sarebbe consigliabile usare questo strumento solo dopo aver fatto una esperienza di valutazione con il metodo OCRA tradizionale. Questo infatti permetterà sia una compilazione delle schede più aderente alla realtà indagata. Nonché di superare talune difficoltà che potrebbero insorgere nel corso della sua compilazione.

Ciò in quanto gli “scenari” proposti non possono essere ovviamente considerati esaustivi di tutte le realtà lavorative.